I disturbi del sonno come fattore di rischio per l’impotenza

Come ogni malattia e condizione patologica, anche la disfunzione erettile ha una serie di fattori di rischio, tra cui i disturbi del sonno. Il fattore di rischio è una condizione del paziente o una esposizione che comportano ad un aumento della probabilità di contrarre una malattia.

Per tutti gli uomini l’avanzare dell’età è certamente il fattore universalmente riconosciuto per portare allo sviluppo di problemi di disfunzione erettile,  ma ovviamente non è il solo. Molti altri parametri si insinuano e contribuiscono ad aumentare la probabilità di impotenza. Tra questi i disturbi del sonno sono i meno sospetti e forse quelli meno considerati.

Secondo un recente studio svolto presso l’Università di Taiwan, pubblicato nel Febbraio 2015 sull’International Journal of Clinical Practice, gli uomini che soffrono di disturbi del sonno come insonnia, ipersonnia e narcolessia, sono più propensi a sviluppare con l’avanzare dell’età anche problemi di disfunzione erettile.

La disfunzione erettile in numeri. Sono milioni gli uomini in tutto il mondo afflitti da questo deficit e la prevalenza di questa condizione aumenta con l’avanzare dell’età. Da una ricerca americana, in seguito alla raccolta dati tramite un questionario specifico, si riporta che approssimativamente la disfunzione erettile affligge circa il 40% degli uomini di 40 anni e circa il 70% degli uomini di 70 anni. Dato l’imbarazzo che ancora circonda questa tematica, i problemi di disfunzione erettile rimangono sotto diagnosticati e sotto trattati, continuando ad ostacolare la qualità di vita per gli uomini che ne soffrono e, in potenza, anche quella dei rispettivi partner.

I disturbi del sonno, cioè la difficoltà ad addormentarsi o il dormire più ore del necessario, sono correlati ad altre patologie, come problemi psicologici, problemi di circolazione del sangue e problemi gastrointestinali. Recenti studi però, hanno riportato come i problemi legati al sonno possono predisporre il paziente a rischio di eventi cardio e cerebro circolatori. Un numero sempre maggiore di uomini con problemi cronici e stabili all’arteria coronarica soffrono di disfunzione erettile, cosa che è stata riportata come segnale per una possibile ischemia al cuore. In ogni caso il collegamento tra i disturbi del sonno e la disfunzione erettile rimane poco chiaro, per questo i ricercatori hanno voluto indagare al riguardo portando avanti uno studio a Taiwan.

I dati di Taiwan. La ricerca è stata basata su uno studio di coorte (lo studio di un gruppo che sperimenta un dato evento in un periodo di tempo selezionato e lo si studia ad intervalli regolari) che ha verificato l’incidenza e il rischio di sviluppare la disfunzione erettile in oltre 34.500 uomini a cui erano appena stati diagnosticati i disturbi del sonno nel periodo tra il 2002 e il 2008. Circa 138 mila persone non afflitte dai disturbi del sonno sono state reclutate a random dalla popolazione generale e abbinati sulla frequenza in base a età e sesso. I dati sono stati analizzati attraverso il modello Cox (modello di regressione multipla che permette di analizzare il rapporto tra un fattore di rischio e l’incidenza di un determinato  esito clinico) . Dai dati si è visto come l’incidenza della disfunzione erettile nei pazienti soggetti da disturbi del sonno era molto più alta rispetto alle persone senza questa patologia, con un 2.11 di punteggio rispetto a 1.79 nella scala di riferimento.

I risultati hanno sicuramente dimostrato come il rischio di sviluppare disfunzione erettile sia più alto nei soggetti che soffrono anche di disturbi del sonno rispetto alla popolazione generale.

Problemi doppi a letto. E’ certo però che i disturbi legati al sonno vanno ad intaccare il normale flusso di sangue nel corpo e soprattutto quello nella zona genitale. Infatti l’attività di erezione automatica del pene si ha solo durante il sonno ristoratore (o sonno REM) e questa è fondamentale per ossigenare nel modo corretto le fibromiocellule muscolari dei corpi cavernosi, che altrimenti rischiano di rimanere per troppo tempo senza sangue e di andare incontro a fibrosclerosi, cioè all’aumento di consistenza dell’organo o del tessuto dovuto allo sviluppo delle cellule fibrose, povere di vasi sanguigni. In questo modo si va a compromettere proprio la vascolarizzazione dell’organo e quindi alla sua normale attività.